Gastrosofia

Gastrosofia, ossia la sapienza del buon mangiare, é il lemma che deriva dal greco gastron, ventre e sofia, sapienza. Il termine fu coniato da Friedrich Christian Eugen Baron von Vaerst (Wesel 1792-Sotin 1855) nella sua opera principale Gastrosophie oder die Lehre von den Freuden der Tafel, che pubblicò nel 1831 con lo pseudonimo Chevalier de Lelly. Al tempo Friedrich ebbe, soprattutto in Germania, una notorietà paragonabile a quella del più noto gaudente francese Jean-Anthelme Brillat-Savarin, politico e gastronomo, autore del notissimo, quanto gustosissimo Physiologie du Goût, che diede inizio alla gastronomia intellettuale.

Gastrosofia è il complesso delle conoscenze che concorrono a costituire un sapere teorico e pratico, unendo scienza dell’alimentazione, della cucina e del convito; con particolare riferimento alla scelta, manipolazione, presentazione dei cibi.    Feuerbach diceva che «l’uomo è ciò che mangia». Nietzsche invece sosteneva che il problema dell’alimentazione è «un problema dal quale dipende la salvezza dell’umanità». Non è dunque così azzardato pensare che esista un rapporto, a volte anche molto stretto, fra il pensiero filosofico di un autore e il cibo da lui prediletto. Il rapporto, anzi, pare effettivamente così stretto che a una scuola di Crema, il Centro Territoriale Permanente per l’istruzione e la formazione in età adulta, è venuta l’idea di proporre una serie di lezioni di gastrosofia, lezioni in cui saperi e sapori si fonderanno in una sorta di saggezza gastronomica che renderà la filosofia più appetitosa e, soprattutto, più digeribile.