Feste pasqualiSaperi e Sapori

Riti Pasquali nel meridione

Il triste periodo della Quaresima prepara nello spirito e nel corpo alla Pasqua e alla precedente Settimana santa che comincia con la Domenica delle Palme.

La cerimonia religiosa, che ricorda l’entrata di Gesù in Gerusalemme, è accompagnata dalla tradizione del ramoscello d’ulivo portato da adulti e bambini in chiesa per la benedizione. Mentre gli adulti portano alla santa messa della domenica delle palme un fascio di rametti d’ulivo raccolto dagli alberi della zona, i bambini portano, o meglio portavano fino a qualche anno addietro, un frondoso rametto addobbato con caramelle, cioccolattini, dolcetti o tondi tarallini ricoperti di naspro bianco, ed ovetti di Pasqua. I ramoscelli benedetti vengono scambiati in segno di pace e conservati in casa per tutto l’anno.

Nella settimana di passione nelle case iniziano le pulizie di primavera e si controlla la crescita del grano seminato in piccoli contenitori bassi pieni di terreno e riposti in luoghi oscuri e caldi. Quando il grano è germogliato rigoglioso e giallo viene portato in chiesa per adornare  il sepolcro di Cristo. La Pasqua rappresenta la resurrezione del Cristo e della Natura.

Anticamente, ma ancora nelle nostre piccole comunità c’e chi lo prepara, si mettono i chicchi di grano in una ciotola piena di  terra con i bordi raccolti in carta da regalo e si poggiano in un angolo buio della Chiesa, lontano dalla luce e con la giusta umidità del terreno il vaso germoglia, metaforicamente sveglia la natura e arriva il periodo del lavoro e del raccolto. Al di fuori della Chiesa, nei nostri piccoli paesi, nell’aria si sparge un denso profumo di porri, biete che si mescola alla fragranza del pane appena sfornato, alle frittate con la toma e asparagi, ai calzoni al forno ripieni di carni, ricotte, uova bollite, salumi, pani lievitati,”culluri”, “cuzzole”. E’ Pasqua.

Ancora oggi, come un tempo, il periodo pasquale si inaugura con la preparazione delle “cuzzole”, pani votivi che gli antichi greci chiamavano “coulloura” preparati e offerti con riti pagani per ottenere favori e benevolenze. Il cristianesimo ha introdotto nei rituali cattolici questi riti legandoli al culto della fine della Quaresima che precede la festività della Pasqua, stravolgendo antiche usanze ed imponendo i riti come periodo di astinenza e penitenza. Pasqua rimane comunque il giorno in cui si ritorna a mangiare ogni ben di dio che la cucina tradizionale offre. E a tavola non può certo mancare il pane fatto con uova e farina, simbolo stesso della Pasqua. Il rito del pane con le uova e delle pizze rustiche o ripiene di verdure da generazioni accompagna le donne, le massaie, durante la settimana pasquale, richiamando non solo l’antica ritualità della Resurrezione, ma anche la cerimonia della sua preparazione. Le donne risultano essere le vere protagoniste perché solo loro possono attribuire il giusto valore simbolico a questa grande festa della Resurrezione e del cibo preparando questo pane profumatissimo, ricco di gusto e di valore simbolico.

La ricerca degli ingredienti, la lavorazione dell’impasto, la fase della lievitazione, la preparazione del forno a legna e la dosatura del calore sono momenti e emozioni che riaffermano tutto il carattere femminile del focolare domestico e riavvicinano la famiglia ad uno stile di vita che si va perdendo. Nelle cucine, con il fuoco che crepita nel camino e l’antico forno riacceso forse solo una volta l’ anno, dove tutte le donne, piccole, grandi e piccine, si dedicano alla preparazione delle ricette pasquali che ogni paese tiene superbamente nascosta. Il pane pasquale, chiamato “cuzzola”, “picciddato”,”culluro” e tanti altri nomi locali lo si riconosce anche ad occhi chiusi per la fragranza degli ingredienti e per gli aromi che si sprigionano durante e dopo la cottura. E quando si aprono gli occhi, conquista anche per la bellezza con cui si presenta, ammaliando sia per il sapore che per le forma ed i colori. Ricco di uova nostrane, il pane si presenta con uno sgargiante giallo oro e nei giorni pasquali fa bella mostra su tutte le tavole e in tutte le case.

In alcuni paesi, il Sabato Santo, è rimasta viva l’antica usanza di portare in chiesa questo speciale pane avvolto in grosse ceste, preparato in varie forme. Quando suonano le campane per annunziare la Resurrezione, le donne come se sfilassero su di una passerella di gran moda, si recano in chiesa per la benedizione delle “cuzzole”, sistemate per il trasporto in cesti stracolmi dai quali però affiorano rilasciando una scia di inebriante fragranza per tutto il paese. E solo dopo essere state benedette si scambiano i prodotti, come bene augurale, tra famiglie e amici. Ai bambini donano la bambola o la borsetta, variante della “cuzzola” a forma di treccia, adornato dell’uovo, simbolo della vita. Pasqua non è solo il giorno che invita tutti alla pace, alla serenità e alla contentezza, è anche il giorno che invita tutti alla tavola per gustare il ricco pranzo, dall’agnello alla “cuzzola” con la soppressata. Non per niente si dice nel linguaggio antico e popolare ad una persona felice “Ie’ cuntentu coma‘na Pasca”, e’ contento come la Pasqua!

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