Galleriaricorrenza 2/11Saperi e SaporiSaperi e Sapori di Festa

Culto dei morti e antropologia dell’alimentazione.

Dall’ VIII sec. il primo di novembre si celebra la ricorrenza di tutti i Santi, festa grande per la cristianità.
Il giorno seguente è votato alla commemorazione dei defunti, il cui culto è antichissimo.

I Romani dedicavano ai parenti scomparsi le feste di Parentalia, e il “tempo dei trapassati” durava un’intera settimana (cadeva nel mese di febbraio). La festa dei morti era venerata perché: “da i morti nasce la vita, come dai semi nasce il frutto”. La gente presumeva che nei semi delle fave nere si ritrovassero le lacrime dei trapassati. Diversi i riti dell’epoca: uno, fatto per implorare la pace ai morti, consisteva nel cospargere di questi legumi le tombe; l’altro, eseguito per scaramanzia, era realizzato gettandosi le fave dietro alle spalle e recitando le parole: “con queste, redimo me e i miei”.
Nonostante ciò, le fave costituivano anche l’alimento più emblematico della ricorrenza. Nei festini mortuari, per scopi propiziatori, venivano offerte ai poveri che le mangiavano crude (perché cotte erano di pertinenza dei benestanti).
In epoca cristiana, nelle ricorrenze dei Santi e dei Morti, le fave diventarono cibo di precetto nel 928 quando, Oddone abate di Cluny, ordinò che ogni anno il 2 novembre si commemorassero i defunti con speciali orazioni, ed affinché i monaci riuscissero a vegliare l’intera notte in preghiera, l’abate concesse una razione notturna di fave.
Un’altra tradizione gastronomica del giorno dei defunti, era quella di cuocere per la prima volta il castagnaccio, che rappresentava la merenda invernale più cara ai bambini.

La festa cristiana dei Santi è ricollegabile anche ad un antichissima festa pagana: “Samhain”, risalente alla civiltà celtica precristiana e adottata comunque, con nomi differenti da tutte le culture pagane, dall’antica religione egizia allo sciamanesimo del nord europa. Questa celebrava l’inizio dell’anno (per i celti l’inizio di ogni cosa cominciava con il massimo momento di oscurità), è il giorno in cui i due mondi, quello dei vivi e quello dei morti, erano tanto vicini da poter comunicare tra loro. Sulla base di questo concetto e sulla celebrazione legata anche alla fine della stagione calda e l’inizio dell’inverno, tale festa è stata riadattada alle esigenze della religione cristiana, la quale, come prima opera di proselitismo, sostitui mano a mano tutte le festivitá legate alla “ruota dell’anno” e quindi alle stagioni. La festa di ogni santi è stata sovrapposta e mischiata, soprattutto da popolazioni nelle quali il paganesimo era strettamente radicato (come l’irlanda). Qui si fondono le tradizioni celtiche con la nuova festa ALL HALLOW’ EVE (festa di ogni santi). Halloween quindi sarebbe il diretto discendente del matrimonio tra SAMAHIN e OGNISSANTI…ergo, tale festa non ha pochi decenni di vita e non è strettamente collegata ad una classica “americanata”, ma un antica e intima festa che celebra il legame tra uomo, natura e sovrannaturale. Questa festa, una volta esportata dall’irlanda all’america perde del suo spessore e diventa una mera celebrazione commerciale, nella quale gli spiriti dei defunti sono liberi di vagare sulla terre per divertirsi insieme agli uomini.

Oggi i dolci che si preparano per le festività di Ognissanti e dei Defunti, in tutte le regioni italiane, sono dolcetti dai nomi di ossa, fave, pani dei morti. Impastati alla vigilia della ricorrenza rappresentano un simbolo di comunicazione tra il mondo dei vivi e quello dell’aldilà.

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