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Domenica delle Palme, significato e tradizioni.

La Domenica delle Palme, cade una settimana prima di Pasqua, ricorda l’accoglienza trionfale che venne tributata a Gesù per il suo ingresso a Gerasulamme. Si benedicono le palme, oppure rami di olivo, che i fedeli usano scambiarli con altre persone in segno di pace e portarsi in casa, sostituendo quelle dell’anno prima,  simboleggiando la presenza di Cristo. Un ramoscello di olivo si usa mettere accanto al letto per allontanare le forze del male, così come attaccare al collo dei neonati un abatino, che contiene la palma benedetta, una medaglietta di S. Anastasio e tre acini di sale, proteggendolo, in questo modo dal diavolo oppure cucire un pezzetto di stoffa e mettere dentro la testa di santi ( ‘a urzella).
C’era, persino, l’usanza di portare un ramoscello di olivo benedetto sulla tomba di un caro estinto, poiché la palma simboleggia la speranza delle resurrezione
Inoltre, le palme, bagnate nell’acqua, venivano usate contro i fulmini ed il ramoscello lo si metteva a capo del letto, dove rimaneva fino all’anno successivo per proteggere le donne, per cui “ In nome del Padre, del Figlio/e dell’Addolorata/, con gli Angeli e la Palma/mi corico spensierata”.
Oltre la palma, altri riti caratterizzavano le nostri genti come il donarle benedette ai parenti, compari, amici, conoscenti chiedendo in cambio un uovo di gallina o qualche altro regalo; il fidanzato donava alla futura sposa oggetti d’oro, con palme benedette, mentre la fidanzata, alle camicie e cravatte, aggiungeva ‘o casatiello, dolce fatto in casa, il quale veniva diviso, un parti uguali dalla futura suocera: metà restava alla famiglia dello sposo e l’altra a quella della sposa.
Insomma “La Domenica delle Palme, ogni uccello prepara il nido” (nascono gli amori), l’equivalente di “L’aucielle s’accoppiane ‘nciele, ‘e fessi ‘nterra”.
“I contadini legavano un ramoscello di ulivo benedetto ad una piccola croce di legno, che veniva piantata nei campi di grano, portatavi di corsa (nel tempo in cui veniva cantato il “Passio”), quando c’era da invocare la pioggia”.
La presenza dell’uovo, su accennato, è perché contiene tutto il germe della vita e si ritrova presso tutti i popoli ed è associato alla speranza, alla nascita e alla giovinezza e quindi simbolo della vita eterna.
Nel paganesimo, una delle cerimonie notturne dedicate alle feste di Dionisio, prevedeva la benedizione di un uovo, mentre, nel Cristianesimo è emblema di resurrezione ed, un tempo, le uova erano proibite durante la quaresima, ma riapparivano a tavola nel giorno della Pasqua, che, oggi, sono state soppiantate da quelle di cioccolata, ma la stessa cosa non è accaduta per la Colomba Pasquale, perché costituisce una caso di “contaminazione”, come simbolo dello Spirito Santo avrebbe dovuto apparire sulla tavola a Pentecoste.
In definitiva “Pasqua corre l’uovo”, si diceva, ed era una frase, ricca di gioia, di certezze e di emozioni, per tanti motivi ma sopratutto per la sorpresa.
Caso strano, però, un tempo le uova correvano per davvero, ed erano dei bambini a farle rotolare giù per collinette erbose il giorno del lunedì in Albis.
Era una usanza del popolo dei Druidi, per conoscere l’esito di una battaglia oppure l’andamento di un raccolto; in effetti legavano della paglia ad una ruota, che lasciavano rotolare per una collina e dall’equilibrio tenuto dalla ruota nel suo rotolamento e dal punto di caduta, interpretavano il futuro.
Quindi fra la Domenica delle Palme e La Resurrezione è compresa la Settimana Santa ed in questo periodo caratteristico è anche, nelle nostre zone, ‘O canisto, che le figlie portano alle madri e soprattutto nuore alle suocere e il parroco gira con i chierichetti per la benedizione alle case.

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